LGBTQIA+
Già dai 3-4 anni siamo in grado di
autodefinirci come maschi e femmine e il percepirci come differenti sembra
essere una cosa naturale, innata e basata sulle differenze anatomiche e fisiche
percepite. Negli ultimi decenni la scienza, la psicologia e la
sociologia hanno scoperto che ci sono altri fattori, oltre alla genetica, che contribuiscono
alla creazione dell’identità sessuale di ognuno, con un ventaglio di possibilità espressive impensabile
fino a pochi anni fa. Questo articolo vuole essere un piccolo contributo utile per orientarsi nel variegato
panorama
LGBTQIA+ da un punto di vista linguistico e concettuale.
IDENTITA di GENERE = come una persona si definisce rispetto
al genere a cui sente di appartenere. Nella maggioranza dei casi, l’identità di genere è in linea con il sesso biologico, ma non sempre accade così.
- CISGENDER = persona con identità di genere corrispondente al sesso biologico
- TRANSGENDER = persona con identità di genere diversa dalle caratteristiche del suo sesso biologico (es. essere anatomicamente e geneticamente uomo ma sentirsi donna)
- GENDERFLUID = persona che a volte si identifica nel genere femminile, a volte in quello maschile, altre nel genere neutro: l'identità di genere non è costante nel tempo ma è in cambiamento fluido
IDENTITÀ DI GENERE NON BINARIE. Per identità di genere non binarie si intendono tutte quelle identità di genere che non ricadono nelle categorie tipicamente adottate della cultura occidentale, che vede il genere rigidamente diviso tra due distinte polarità (uomo o donna). Parlando di persone non binarie, ci si riferisce quindi a una vasta gamma di identità differenti e di possibili modi in cui le persone esperiscono il proprio genere, come ad esempio: una assenza di genere (per esempio: agender), una presenza di più di un genere (per esempio: bigender, pangender), una fluttuazione tra diversi generi (per esempio: genderfluid), l’identificazione con un genere neutro all’interno dello spettro uomo/ donna o al di fuori di esso (per esempio: genderqueer, genere neutro, terzo genere) oppure una parziale identificazione con l’essere uomo o donna (per esempio, dall’inglese: demiboy o demigirl). È importante sottolineare che le identità non-binary non sono un fenomeno nuovo, ma si possono trovare alcuni esempi nella storia e in culture differenti.
ORIENTAMENTO SESSUALE = indica l’attrazione fisica e/o emozionale-romantica verso una persona. Non sovrapponibile e non correlato necessariamente alla sua identità di genere
- GAY = uomo attratto/innamorato di altri uomini
- LESBICA = donna innamorata/attratta da altre donne
- BISESSUALE = uomo o donna innamorata/attratta sia da uomini che da donne
- PANSESSUALE = persona innamorata/attratta dalle persone indipendentemente dal genere. N.B. La bisessualità si basa su una visione binaria dei sessi (maschio e femmina), mentre la pansessualità abbraccia l'attrazione verso tutte le persone, a prescindere dal loro sesso
ESPRESSIONE DI GENERE = come una persona esprime quotidianamente la sua appartenenza ad un genere (es. nome, pronomi, abbigliamento…)
LGBTQIA+
Per indicare la gamma delle possibili identità di genere e orientamento sessuale è oggi molto utilizzata la sigla di origine anglosassone, LGBT o, più inclusivamente, LGBTQIA+ per indicare le persone:
- L- Lesbiche, donne interessate ad altre donne. In medicina il termine piùusato è ‘donne che fanno sesso con donne’ o, WSW – Women who have sex with women)
- G - Gay (uomini interessati ad altri uomini o MSM – Men who have sex with men)
- B - Bisessuali, uomini e donne interessati a entrambi i sessi
- T -Transgender, persone con un’identità di genere diversa dalle caratteristiche del proprio sesso biologico
- Q - Queer o Genderqueer, persone con identità di genere non conforme alla concezione binaria uomo-donna
- I -Intersessuali, persone che hanno caratteri sessuali che non rientrano nella tipica divisione maschio-femmina, per esempio perché hanno genitali esterni femminili e genitali interni non corrispondenti (come testicoli non scesi)
- A - Asessuali, persone che non sentono desiderio di avere rapporti sessuali o che non sono sessualmente attratte da altre persone;
- + - per includere in maniera ancora più ampia tutte le possibili variazioni
A livello sanitario oggi si parla di Disforia di genere (DSM-5) o Incongruenza di genere (ICD-11) e, rispecchiarsi in un'identità di genere diversa da quella biologica, non è più considerato un disturbo mentale.
IERI:
- DSM-IV-TR (APA 2000): Disturbo dell’Identità di Genere
- ICD 10 (OMS 1993): Transessualismo, codificato tra i codici relativi ai disturbi mentali
- DSM-V (APA 2013): Disforia di Genere, capitolo separato da quello delle parafilie e delle disfunzioni sessuali
- ICD 11 (OMS 2018): Incongruenza di genere, codificato tra i codici relativi alle condizioni legate alla salute sessuale
DISFORIA DI GENERE - INCONGRUENZA DI GENERE
È una condizione caratterizzata da una intensa e persistente SOFFERENZA causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso biologico o anatomico. Per alcune persone può essere sufficiente modificare il proprio ruolo di genere, tramite l’eventuale supporto da parte di uno psicologo; per altre diventa invece imprescindibile intervenire sul proprio corpo per renderlo più simile a come si sentono. Ciò è possibile attraverso trattamenti ormonali e/o chirurgici che permettono la TRANSIZIONE e cioè una femminilizzazione (da maschio a femmina, male to female, MtF) o una mascolinizzazione (da femmina a maschio, female to male, FtM) del proprio corpo. La disforia di genere è più frequente nella forma MtF, con un rapporto maschio/femmina di circa 3:1 negli adulti. Le cure devono comunque essere personalizzate e, se effettuate in centri pubblici riconosciuti, sono ora a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Last but not least, il linguaggio che scegliamo di adottare è sempre molto importante in tutti i contesti della nostra vita. In particolare, termini inappropriati per definire il genere e l’orientamento sessuale delle persone possono ferire ed essere vissuti come offensivi, anche senza la volontà di chi li usa.
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Nella comunicazione orale, la soluzione migliore è chiedere direttamente alla persona come preferisce che ci rivolgiamo a lei
- Nelle comunicazioni scritte, per indicare in maniera inclusiva sia il femminile che il maschile, è stato proposto di inserire, nelle terminazioni delle parole, l’asterisco * oppure lo ə, lo ‘schwa’ , una lettera dell’alfabeto fonetico, ma non c’è ancora una soluzione accettata da tutti
Comunque, le lingue sono in costante evoluzione e si vedrà con il tempo se le soluzioni che sono state proposte da alcuni linguisti e militanti per superare questo problema entreranno o meno nell’uso comune.
Dott.ssa Cocito Laura Psicologa - Iscrizione Albo A Piemonte n.10414